Care e cari,
ben trovati, spero che questa e-mail trovi
bene tutti voi.
Noi siamo felici, stiamo bene e finalmente splende il sole. La primavera è
arrivata ed è molto bello passeggiare con temperature miti, cieli sereni, fiori
che sbocciano, campi e tavolini dei bar che si riempiono di persone gioiose.
Tanti studenti trascorreranno parte della loro
primavera con noi a Venezia e a Trieste, dove cominceranno nuovamente i corsi di gruppo dal 15 aprile.
Uno dei simboli della primavera è la rondine, un
uccello migratore che fa ritorno in Italia e in Europa in questo periodo, dopo
aver trascorso l’inverno al caldo. Il brano scelto per questo mese si apre
proprio con l’immagine di questi uccelli, che danno il titolo al libro stesso: Rondini d’inverno di Maurizio
de Giovanni. L’opera, del 2017, ha per protagonista il
commissario Ricciardi ed è un giallo
storico ambientato a Napoli.
Buona lettura, un saluto affettuoso a tutti
voi da Carola e da tutto il gruppo di Istituto Venezia!
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Il ragazzo apre la porta e sente l’atmosfera. Ha imparato
che c’è una sottile, quasi impercettibile variazione dell’aria che detta
il clima dell’incontro; ogni volta è diverso, imprevedibile. Ci sono stati
pomeriggi in cui di musica non si è fatto cenno, e gli argomenti sono risultati
vari e incoerenti; solo alla fine il ragazzo ha compreso che hanno parlato di una canzone, o
di più d’una, addirittura. Sono state quelle le lezioni più utili. Altre volte,
dopo un brusco cenno di saluto,
il vecchio ha suonato il suo magico antico strumento; e lui se n’è stato
immobile, a osservare quelle dita deformate dall’artrite volare sul manico,
rapito da un suono celeste e trasportato chissà dove da passioni antiche.
Perciò il ragazzo ha smesso di chiedere o sollecitare. Adesso aspetta, grato di
essere stato accolto; grato di quello che riceve; grato di poter essere lì,
nella stanza del tesoro, tra le cataste di libri, seduto su uno scomodo
sgabello a mezzo metro dalla poltrona di pelle consunta. Col tempo ha imparato a
conoscere ogni frammento di quel caos regolato da un ordine illogico. Col tempo
ha imparato. E sta imparando ancora.
Il vecchio è in piedi, di spalle, vicino alla finestra aperta. L’aria è dolce
anche quassù; il pomeriggio imperversa sul mare. Le voci della città arrivano attutite. E c’è uno stridio diverso, come una somma di fischi.
Le rondini, dice il vecchio. Sono tornate. […]
Buonasera, Maestro. Sì, è arrivata la primavera, si sente dal…
No. Non la primavera. Le rondini. Queste sono le rondini. Non le senti?
Il vecchio ha parlato con durezza, infastidito e tagliente. Non ha precisato, ha espresso
un concetto diverso. Le rondini sono una cosa, la primavera un’altra. Il
ragazzo annuisce, in fretta. Certo, certo, Maestro. Le rondini, sì.
Fanno il nido nella grondaia che passa vicino
al davanzale. Non hanno paura
di me, sai? Io mi affaccio e loro continuano ad andare e venire, andare e
venire. Poi di colpo scompaiono. Penso sempre che una volta o l’altra, con
tutte queste macchine, con i gas e i rumori, con il caldo e il freddo che
arrivano improvvisi, non ritorneranno più. Invece tornano.
Il ragazzo annuisce alle spalle del vecchio, scioccamente. L’inizio del discorso è quasi
sempre incomprensibile, poi diventa chiaro. Di solito.
La voce è bassa, quasi gracchiante; diversa da quando canta. Le rondini, sai. Le rondini non
conoscono niente. Non guardano il mondo. Vanno, tornano. Pensano a sé stesse,
le rondini. Io negli anni mi sono fatto un’idea, sulle rondini. Credo che
sognino. Ma un sogno solo.
o impercettibile: che non è possibile
percepire, sentire
o
cenno: segnale, espressione, gesto d’intesa
o
incoerenti: senza serietà, pieni di
contraddizioni
o
brusco: esibisce, mette in mostra
o
cataste: quantità che esprime abbondanza di volume
o
consunta: consumata
o
attutite: smorzare, mitigare, rendere qualcosa
più debole
o
stridio: rumore fastidioso
o
fischi: suono che si emette con la bocca, facendo
passare il fiato tra le labbra
o
tagliente: come un coltello
o
grondaia: canale che riceve l’acqua piovana,
la pioggia
o
davanzale: elemento, mensola che sta davanti
alla finestra
o
scioccamente: in modo sciocco, stupido
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