venerdì 21 giugno 2024

notizie da Venezia e Trieste, giugno 2024

Care e cari,

spero tanto che tutti voi stiate bene, ben trovati e buon inizio estate!

La
bella stagione è arrivata e per tutti noi e per i nostri studenti è piacevole trascorrere tempo felice nelle nostre città, al mare, nelle piazze di Trieste e nei campi di Venezia, allietati da sagre, concerti ed eventi.
I corsi procedono bene e tanti studenti stanno partecipando a lezioni di italiano, arte e cucina, a
Venezia e a Trieste!

Questo mese il libro che voglio consigliarvi, da leggere magari al mare sotto l’ombrellone o in montagna all’ombra di un albero, è Autobiogrammatica. Il libro di Tommaso Giartosio è uno dei candidati per il Premio Strega 2024: un prestigioso riconoscimento letterario, la finale quest’anno si terrà il prossimo 4 luglio.

Aldilà dei premi e dei riconoscimenti, questo libro è un’opera bellissima che racconta una vera e propria
storia d’amore tra l’autore e le sue parole. L’oggetto principale del libro è un gioco-viaggio lungo la storia del linguaggio.
Le
parole sono protagoniste assolute del libro che racconta di sfumature linguistiche e di vita, dando vita ad un romanzo in cui la lingua è sia il mezzo che il fine.

Spero proprio che vi piaccia! Vi lascio alla lettura del testo e ci sentiamo il prossimo mese con un nuovo libro da scoprire e una nuova storia da leggere insieme. Che siano
giorni di sole felici, un affettuoso saluto da Carola e dal gruppo di Istituto Venezia!

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La pasta al forno con i peperoni era croccante quasi quanto la parola croccante, era untuosa come untuosa. Tu che leggi, pronuncia queste due parole a voce alta prima di proseguire, così sappiamo di cosa stiamo parlando. Fatto? Allora andiamo.
Era sera. Antonio serviva i maccheroni, noi altri tre
sorseggiavamo del Rapitalà, gli ospiti stavano parcheggiando, e in tavola c’erano dei piatti di coccio grezzo dipinti a grandi fiori arancioni: perfettamente brutti in quanto immagini, ma in quanto realtà perfettamente belli.
Con Chiara e Antonio avevamo preso in affitto, io e Carlo, una casetta al mare in Sicilia. Chiara era l’amica che ci aveva fatti conoscere tre anni prima; ora, innamorati e fieri della nostra unione, eravamo una coppia
consolidata (che espressione terribile, da lezione di chimica o fisica, qualcosa da desiderare e da temere e di cui soprattutto illudersi!). Proprio per confermarci tali, ma anche per smentirci tali, avevamo voglia di esplorare luoghi nuovi; però portandoci dietro Chiara come prova d’acquisto, e scegliendo – tra tutte le parti d’Italia a noi ancora ignote – giusto la regione in cui lei era cresciuta. Non ci ero stato quasi mai in Sicilia, ma soprattutto non l’avevo pensata.
Quando sentivo la parola Sicilia dovevo subito pronunciare sottovoce, o almeno provare a pensare ad alta voce, le parole:
triquetra insula. Era la definizione offerta nel mio primo libro di esercizi latini, prima media, capitolo sulla declinazione. La Sicilia, l’isola triangolare. […]
I nostri amici ci avrebbero raggiunti dopo due settimane. Noi due eravamo arrivati da soli, appena scoccato luglio, quando il traghetto da Napoli ci aveva
deposti su un molo di Palermo. Mi aspettavo il trattamento mediterraneo completo, vicoli e riflessi marini e carretti di pescato e balconi con donne che urlano nomi di ragazzini; invece avevamo attraversato una città di palazzine moderne scrostate e mercati semivuoti, ai piedi di una montagna bruna. Per il mio momento di colore locale avevo dovuto aspettare la sera, in un ristorante allestito nel cortile di un palazzo nobiliare. I camerieri volteggiavano tra i grandi tavoli affollati e le stelle filanti delle sigarette, portando mazzi di calici e plateau di frutti di mare; la notte brillava di un lucore dorato, sembrava un film in costume. Ero appagato ma non convinto.
Di mattina eravamo ripartiti. Nella Punto azzurra comprata pochi mesi prima non avevo voluto l’aria condizionata, mi sembrava un lusso immeritato. Ora tenevamo i finestrini aperti ma Carlo non poteva appoggiare il gomito fuori, sulla portiera
rovente. Stringeva con due mani l’atlante stradale e non appena accendeva una sigaretta il vento se lo ripigliava, strappando via le pagine.
Del resto l’atlante non ci serviva. La strada era una sola, una statale larga e polverosa che sarebbe stata un’autostrada se solo si fosse applicata. Macchine poche.

 

o   untuosa: piena di olio

o   sorseggiavamo: bere a piccoli sorsi, piano piano

o   Rapitalà: famosa e prestigiosa cantina siciliana

o   coccio grezzo: terracotta non raffinata

o   consolidata: stabile, durevole, sicura

o   prova d’acquisto: ricevuta, scontrino, prova di vendita; in questo caso significato figurato

o   triquetra insula: isola triangolare

o   deposti: messi giù, piazzati, posati

o   scrostate: senza l’intonaco, vecchie o rovinate

o   volteggiavano: fare grandi giri

o   stelle filanti: le immagini create dal fumo delle sigarette

o   appagato: soddisfatto

o   rovente: caldissima

o   ripigliava: riprendeva

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