Care e cari,
speriamo che voi stiate bene! Ben ritrovati.
Noi stiamo bene e vi scriviamo sul finire del mese di febbraio, mese che
quest’anno ha 29 giorni: è bisestile. È stato un mese bello e pieno di corsi interessanti a scuola e di
eventi festosi in città.
Le giornate si stanno allungando e ci
prepariamo alla bella stagione e all’arrivo di molti studenti a Venezia e a Trieste. Con
l’occasione vi ricordo che ci sono molti corsi in programma: italiano, cucina,
arte, architettura… online e in
presenza.
Il brano scelto per questo mese è l’incipit di
Alma, il
nuovissimo romanzo di Federica
Manzon che parla di identità e memoria ed è ambientato a Trieste. Gli eventi storici che hanno caratterizzato il ruolo della città
si intrecciano con la vita personale di Alma, la protagonista, dando vita a ad
un’opera ricca di intimità e di storia.
Buona lettura a tutti e un carissimo saluto da
Carola e da tutto il gruppo di Istituto Venezia!
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Ad aprile sono poche le barche che fanno la spola dalla terraferma all’isola. Lei
cammina nel paese chiuso: una donna con gambe da cicogna e rughe ai lati degli occhi
azzurrini come chi è cresciuto in una città ventosa, se ne va in giro sola tra
case di vacanza disabitate, qualche facciata sfoggia una bandiera della Dinamo
Zagabria appesa ai fili del
bucato, qualche altra un muro decorato da fori di proiettile. Alma alza gli
occhi verso il campanile e vede un gabbiano che si sgranchisce le ali. Stamattina ha telefonato
all’albergo sull’isola, ha chiesto se fosse possibile prenotare una camera. È
possibile, le hanno risposto con riluttanza. […]
Il cielo intanto è schiarito, c’è un sole baltico. Le sembra di aver passato la
vita sotto cieli come questo, a inseguire qualcosa che non aveva chiaro. Un
inverno nella sua città a est, doveva essere la fine di febbraio, camminava nel
bosco del barone Revoltella e gli alberi sobbalzavano per la bora, lei stringeva la mano di un
uomo che si era intrufolata nella tasca del suo cappotto e tremava. Accadevano cose del genere, conosceva
persone con cui passava del tempo, scrutavano il cielo insieme, facevano un
pezzo di strada, poi lei se ne andava. Le campane battono l’ora, il capitano
della barca è entrato in cabina a controllare che tutto sia pronto. Alma si
affretta a raggiungere la passerella, nessuno le controlla il biglietto: è
l’unica passeggera, e ha l’aria da straniera del nord. Ovunque abbia vissuto
l’hanno sempre scambiata per una che viene da un altrove, c’è qualcosa di
provvisorio nei suoi gesti, come se fosse sempre sul punto di partire, o perché
dà l’impressione di aspettare un attimo di troppo prima di rispondere alle
domande e la gente pensa che lei non capisca la lingua, nessuna lingua, anche
se lei ne capisce e ne parla diverse.
Sul ponte appoggia i gomiti al parapetto e si sporge a vedere l’acqua che
si increspa appena i motori iniziano a rullare. Una volta, in braccio a suo
padre, le era caduto il cappello in acqua. Un cappellino di paglia con il
nastro blu comprato a Venezia. Per consolarla lui l’aveva portata sottocoperta, dove molti nel vederlo si erano
alzati a stringergli la mano, aveva detto qualcosa al capitano e quello aveva
fatto spuntare dall’armadietto sotto i comandi un rettangolo di tessuto blu con
una stella rossa cucita su un lato e gliel’aveva sistemato sulla testa. Lei
aveva detto “grazie”, e il capitano e suo padre si erano scambiati uno sguardo
significativo.
o spola: fare avanti e
indietro da due luoghi, costantemente
o
gambe da cicogna: gambe lunghe, come
quelle della cicogna
o
sfoggia: esibisce, mette in mostra
o
Dinamo Zagabria: squadra di calcio
della Croazia
o
sgranchisce: distende, scioglie le gambe o le
braccia; in questo caso le ali
o
riluttanza: scarso entusiasmo, avversione,
scarsa propensione
o
sobbalzavano: si muovevano, come a piccoli salti
o
bora: vento tipico della zona di Trieste
o
intrufolata: infilata di nascosto
o
parapetto: ringhiera, corrimano di protezione
o
rullare: girare
o
sottocoperta: ambiente della nave o della barca
situato sotto il ponte di coperta
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