Care e cari,
speriamo che la vostra estate proceda al
meglio. Noi stiamo bene e le nostre calde giornate sono intervallate da
concerti, sagre ed eventi: sabato scorso abbiamo visto i bellissimi fuochi del Redentore!
Molti studenti stanno trascorrendo un periodo di studio con noi a Trieste e Venezia, siamo molto felici 😊
Il brano scelto per questo mese è estratto da Una di luna, il ventesimo
romanzo di Andrea De Carlo. Questa storia comincia davanti la stazione di Venezia Santa Lucia e
parla di Achille, ristoratore del sestiere di Castello, e Margherita, la
figlia, che partono per Milano per vivere una nuova avventura, tra cucina,
relazioni familiari e magia lunare.
Tante sono le storie meravigliose che iniziano a Venezia Santa Lucia e nelle stazioni, in
generale, auguriamo a tutti voi di viverne una molto presto!
A tutti voi un caloroso abbraccio, tanti
saluti da Carola e da tutto il gruppo di Istituto Venezia!
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Dopo almeno un quarto d’ora che aspettavo sempre più nervosa sulla riva di pietra d’Istria smussata bianco-gialla
subito a sinistra della fermata Ferrovia, la barca verde dei miei con mia madre
al timone e mio padre seduto sulla panchetta centrale è finalmente
arrivata, attraverso il traffico di vaporetti e barche cariche di scatoloni e
fusti di birra e cemento e spazzatura, nell’acqua smossa
color giada.
Mia madre ha tolto il gas a cinque o sei metri dalla riva e, anche se la sua
espressione era vaga come sempre, ha fatto filare con precisione la barca tra i
pali di legno*. Mio padre è subito saltato in piedi, a gambe
larghe per compensare l’ondeggiamento, si è aggiustato il cappotto blu, la
sciarpa bianca. È alto un metro e cinquantaquattro, un uomo incredibilmente ostinato. Ha ottantasette anni, abruzzese di Pescocostanzo arrivato
a Venezia sessant’anni fa, magro come uno stecco, capelli bianchi
folti e dritti sulla testa, sopracciglia cespugliose bianche anche quelle, naso
a becco che mentre crescevo ho sperato intensamente di non
ereditare; pallido perché non gli piace l’aria aperta, pelle quasi trasparente
alle tempie, occhi azzurri molto rapidi. Si chiama Achille. […]
“Siamo in ritardo” ho detto, nel tono più calmo che mi veniva. Ho preso la cima che mi ha lanciato mia madre, l’ho tirata per avvicinare la
prua alla riva. […] “Grazie tante, Margherita, lo so bene che
siamo in ritardo!” ha detto mio padre. Ha una vera ossessione per la
puntualità: se deve andare a un appuntamento con i suoi mezzi arriva in
anticipo, se è lui ad aspettarti lo trovi innervosito anche quando sei in
perfetto orario. Si è chinato a prendere la
valigia, un po’ a fatica. Non gli piacciono quelle con le ruote, dice che sono
da vigliacchi, e che oltretutto trolley non è un nome italiano, così ne
usa una senza, anche se gli spezza le braccia. […]
Ho tirato ancora la cima, ho messo un piede sulla prua per facilitare la
discesa. Anche a me essere in ritardo mette in uno stato di agitazione estrema:
è una cosa che ho ereditato da lui, tra le tante. Però sono stata zitta, perché
con lui una parola sbagliata può fare danni; mi muovo sempre sui gusci d’uovo, con mio padre.
Mia madre si è girata a guardare il traffico nel canale, si è girata a guardare
mio padre. Alta, elegante, vaga: è più giovane di lui di ventitré anni,
veneziana come me (più di me). Porta ancora i capelli tagliati à la garçonne
come quando ero bambina, forse uno dei motivi per cui me li sono fatta crescere
lunghi appena ho potuto. Non sembra particolarmente italiana, con quelle
proporzioni allungate, quell’ovale del viso, quell’incarnato diafano, quel taglio leggermente obliquo degli occhi.
o pietra
d’Istria: pietra di colore
avorio proveniente dalla penisola croata
o
smussata: resa meno spigolosa e tagliente
o
timone: organo di governo di una barca
o
spazzatura: rifiuti, immondizia
o
*sapevi che i pali di legno per indicare la
via d’acqua e per ormeggiare le barche in laguna si chiamano bricole?
o
ostinato: testardo
o
stecco: ramoscello, si dice per parlare di una persona molto magra
o
a becco: naso simile al becco degli uccelli, con una grande gobba e
la punta rivolta verso il basso
o
cima: corda della barca
o
prua: è la parte anteriore, “davanti”, della barca; la parte
posteriore (o “dietro” si chiama poppa
o
chinato: piegato verso il basso
o
vigliacchi: codardi, senza coraggio
o
gusci d’uovo: muoversi sui gusci d’uovo significa relazionarsi con una
persona in maniera prudente, attenta e misurata
o
incarnato diafano: espressione del viso sottile,
delicata, angelica
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