lunedì 15 novembre 2010

Beppe Fenoglio




La paga del sabato, Beppe Fenoglio, pp. 40-41, Einaudi

- Bianco, Palmo un giorno o l’altro ti tradirà.
- Palmo? Non c’è nessun cane fedele come Palmo.
- Non ti tradirà per volontà, ma un giorno o l’altro combinerà una cretinata che ti tradirà.
Bianco scosse la testa, guardava il fumo della siga­retta, non era persuaso, e poi disse: - Sentiamo un po’ cos’hai capito.
- Che stasera andiamo su e gli prendiamo un po’ di soldi per perdonargli il suo fascismo.
- Sì, però noi glielo perdoneremo a rate, capisci? A rate capito. E chi ci andiamo?
- In quattro.
Tu, io e Palmo. Chi è il quarto?
- È il fratello di Costantino, quel mio uomo che si è ammazzato in motocicletta. In famiglia hanno bisogno e lui è venuto da me perché io lo faccia lavorare e guadagnare qualcosa. Stasera gli faccio far da autista.
Disse Ettore: - E io che parte faccio stasera?
- Tu non farai niente se il vecchio si lascia convin­cere dal discorso che gli farò io. Se invece non cede, allora io mi ritiro e ti fai avanti tu e gli mostri la tua pi­stola, gliela mostri soltanto. Potrei farglielo fare a Palmo, ma è meglio che lo fai tu. Così fai vedere a Palmo che sai e vuoi lavorare e lui non avrà più niente da dire quando io lo metterò sotto di te. Va?
- Va. E la cifra?
Tu non ci pensare. Le cifre le faccio sempre io. Tu sappi solo che io a buon mercato non lavoro e non faccio lavorare gli altri.
- Va bene, ma io avrei bisogno di ventimila lite per stasera.
- Per che cosa?
- Per mia madre, per tappar la bocca a mia madre.
- Tua madre cosa c’entra ?
- Devo ben dimostrarle che mi son messo a lavora­re con te.
Bianco restò con la sigaretta a metà strada dalla boc­ca e Ettore disse in fretta: - Stai tranquillo, le dico che faccio per tuo conto e coi tuoi camion gli autotrasporti da qui al porto di Genova.
- Stasera ti do ventimila lire.
Ettore si alzò, non era allegro, ma tranquillo, con la sensazione di lavorare già da tempo.
Bianco aveva messo i piedi in terra. Disse: - Solo per una curiosità, come facevi tu Ettore a sapere i miei affari fin da questo inverno?
- Me li diceva Costantino.
Bianco alzò la testa, gli si vedeva sulla bocca la be­stemmia che stava per uscirne.
- Costantino era mio amico, - disse Ettore.
- Porco.. - cominciò Bianco a dire al morto.
- Costantino è morto.
- Per fortuna che è morto!
Ettore disse: - Fidati di me come ti puoi fidare di Costantino adesso che è morto. Gli ordini per stasera?
- Vieni qui al caffè all’una. Facciamo una partita al biliardo io e te e parliamo.
Con Bianco Ettore aveva fatto le dieci, e doveva riempire le due ore che ancora restavano di lavoro an­timeridiano alla fabbrica della cioccolata. Poteva passarle con Lea, non tanto per il divertimento quanto per la necessità di non mettersi in vista, e in camera di Lea non l’avrebbero scovato né suo padre né qualcuno della fabbrica al corrente della sua assunzione …

fedele: fidato, affezzionato, leale
cretinata: sciocchezza, stupidata, fesseria
persuaso: convinto
a rate: in pate, in quote
cifra: somma
a buon mercato:a buon prezzo
tappar la bocca: fare stare zitto,
bestemmia: imprecazioni
antimeridiano: mattutino
scovato: trovato
al corrente: a conoscenza



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