venerdì 10 dicembre 2010

Mario Rigoni Stern



Lo scrittore veneto racconta in modo esemplare quelle piccole e grandi trasformazioni della natura che caratterizzano le stagioni sull’altipiano, dove lui viveva. Ecco una serie di riflessioni che Rigoni Stern ha fatto in un incontro pubblico.

Inverno
L’inverno è il momento della riflessione, ma anche il momento della sofferenza, specialmente per chi ha tanti anni e ha memorie lontane: quante case, ad esempio, non avevano il riscaldamento?
È anche l’inverno della guerra. E l’inverno della guerra si riempie di memorie.
L’inverno porta con sé anche le memorie della neve, le grandi sciate.
È il momento delle riflessioni della vecchiaia e anche la gioia dei bambini quando arriva la prima neve che, con la bocca aperta guardando il cielo, s’impegnano a raccogliere i fiocchi che scendono.
L’inverno è anche una tavola grande, dove si sta in tanti e un fuoco che brucia per scaldare.
È la stagione fatta per leggere anche se oggi la televisione sostituisce in parte questa abitudine oltre a quella del racconto – non ci sono più né la nonna, né gli anziani che narrano storie vissute, sostituiti dalla televisione che racconta storie banali e false.
Se ci guardiamo intorno, noi anziani ancora vediamo la nostra fanciullezza: le capriole, le corse nella neve, il freddo, il gelo… non importava nulla e si viveva, mentre la fantasia navigava in modo leggero e si caricava di mistero.

In questi anni abbiamo perso tanto.
Non sappiamo più vivere l’inverno come si viveva una volta. Forse la colpa è dei termosifoni e dell’aria condizionata che ci ha fatto perdere il gusto del passare delle stagioni.
Pensate al focolare, in una cucina di montagna qualsiasi (non occorre essere in una famiglia ricca): in tutte le case solitamente c’era almeno un libro dell’infanzia, e ci si metteva vicino al fuoco per leggere e parlare…
L’inverno vissuto in un’altra maniera: quale dei due scegliere?
Certamente è una tradizione che va recuperata, quella della lettura, anche senza il fuoco, ma pensate che tristezza non avere più il fuoco!
Il fuoco è una grande compagnia.
Quando eravamo in Albania (io avevo 18 anni ed ero in guerra) c’era una signora che raccontava le storie dell’Orlando Furioso: era una poetessa e recitava accanto al fuoco l’Orlando Furioso… chissà come l’aveva imparato. Oggi si accende la televisione e chissà se si sa ancora cos’è l’Orlando...
Cerchiamo di liberarci dai nostri condizionamenti e riconquistiamo ciò che ci fa "rivedere le stelle" e non solo in senso metaforico.
Ricordo una notte in Germania, era inverno: che meraviglia! Che silenzio! Un cielo pieno di stelle! Si erano spente tutte le luci e sembrava d’essere tornati indietro non di cinquant’anni, ma di settanta/ottanta.
Nella vostra vita vi auguro almeno un blackout in una notte limpida!

Riflessione: meditazione, pensiero
Riscaldamento: mezzi per riscaldare un’abitazione
Riempie: diventa pieno
Vecchiaia: ultima età della vita
Fiocchi (di neve): neve
Brucia: prende fuoco
Sostituisce: prende il posto di
Narrano: raccontano
Fanciullezza: infanzia, gioventù
Capriole: piroette, salti, volteggi
Caricava: riempiva, colmava
Termosifoni: apparecchi nell’abitazione che serve per riscaldare
Focolare: fuoco
Maniera: modo
Recuperata: ripresa, riutilizzata
Tristezza: contrario di allegria
Orlando Furioso: poema epico cavalleresco di Ludovico Ariosto
Chissà: mah, chi lo sa
Condizionamenti: influenze
Stelle: astri luminosi che stanno in cielo
Limpida: pura, chiara

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